La formula “negativa” per la felicità

” ci sono tanti modi di essere infelici ma c’è un solo modo di stare tranquilli, ed è smettere di correre dietro alla felicità “

” sustine et abstine “

Burkeman e Epitteto, i due autori delle frasi riportate sopra, invitano ad adottare una visione differente riguardo alla felicità. Smettere di cercare ad ogni costo il pensiero positivo, fare i conti con l’incertezza, imparando ad apprezzarla, con il fallimento e le conseguenti emozioni che comporta tutto ciò. Il primo autore considera il culto dell’ottimismo uno sforzo che può diventare controproducente e che quando diventa esagerato rovina la positività. Il secondo, Epitteto, pone l’accento sull’astenersi da tutto ciò che non è nostro potere cambiare, confrontandosi però con le esperienze negative e con le emozioni che ne conseguono, esaminandole con l’uso della ragione senza eluderle.

Oggi la tendenza del pensiero positivo, supportata da corsi e manuali di self-help, è quella di liberarci dai problemi e di aiutarci attraverso l’aumento della nostra stima, l’aumento della produttività e il successo. La felicità è importante, così come lo è la tendenza a guardare con positività al futuro. Il problema è l’imposizione di una visione che si basa su un ottimismo incrollabile che mette da parte qualunque sentimento in contrasto con questo trend. Insomma la formula è che se ci sforziamo di pensare al successo, concentrandoci sul raggiungimento dell’obiettivo, il successo e la conseguente felicità arriveranno da sé.

Quindi per essere felici si deve imparare a essere ottimisti in qualunque situazione. È proprio questo assolutismo e questa intollerabilità verso gli esiti negativi che può rendere il fallimento ancora più difficile da sopportare, poiché è un’ipotesi, a causa di questa visione, non contemplata.

Un approccio diverso alla felicità può essere quello allora di rinunciare alla ricerca della positività sempre e comunque. Autori della ” via negativa ” scrivono che accogliere ciò che è negativo è un primo passo e una condizione necessaria della vera felicità. Essere ottimisti in modo incondizionato, rende più pesante il vissuto di quando le cose non vanno per il verso giusto. Se ci sforziamo di nutrire solo convinzioni positive, finiamo per essere più vulnerabili agli inevitabili eventi negativi. È faticoso vedere con costanza sempre il bicchiere mezzo pieno, poiché se non riusciamo a reggere uno shock, che non avevamo previsto, potremmo scivolare in una tristezza ancora più profonda.

Il raggiungimento della felicità attraverso l’autoimposizione di un pensiero positivo può renderci più tristi, così come i tentativi di eliminare tutto ciò che è negativo contribuisce paradossalmente a renderci più insicuri e ansiosi.

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