Ansia: valutazione errata della minaccia

Dr. Gaetano Gallo Psicologo e Psicoterapeuta Saluzzo e Cavour

Nel mio lavoro vedo spesso persone che richiedono percorsi di psicoterapia, per sintomi di ansia che per la prima volta sono comparsi in quei momenti delle loro vite o passato un certo periodo, ritornano.

In terapia lavorare con l’ EMDR porta a una risposta efficace verso le risoluzioni dei problemi ansiosi dei pazienti.

Alla radice del disturbo che comporta l’ansia, vi è una valutazione alterata che riguarda una minaccia. Gli stimoli esterni rilevati dal sistema sensoriale vengono percepiti come minacce ad un livello non consapevole. Il circuito predisposto a dare una risposta quando sono presenti minacce, cioè quello che coinvolge l’amigdala, produce l’aumento dell’aurosal, quindi il corpo va verso modifiche fisiologiche insieme a una risposta comportamentale.

Quando viene rilevata la presenza di un pericolo, il sistema nervoso simpatico si attiva e l’adrenalina viene prodotta dalle ghiandole surrenali. La frequenza dei battiti del cuore diventa più elevata, i respiri si fanno più veloci, i sensi diventano più acuti e succedono una serie di reazioni comportamentali e di tipo fisiologico, utili alla sopravvivenza della persona.

Nei pazienti ansiosi, il punto non sono le reazioni che si scatenano, poiché rappresentano normali difese verso i pericoli. Il punto è l’errata attribuzione di pericolo agli stimoli incontrati.

Una domanda importante è comprendere se il sistema nervoso simpatico induce la persona ad attaccare o a fuggire. L’emozione del fuggire è la paura, quella connessa con l’attaccare è la rabbia. L’ansia spesso cova la rabbia. L’animale in natura quando è minacciato si difende fuggendo come prima opzione ma se non può fuggire attacca. I pazienti che passano all’attacco, perché di fronte a un pericolo percepiscono la rabbia, probabilmente hanno vissuto situazioni in cui non hanno potuto fuggire per difendersi. Questo distinguo fa a scegliere al terapeuta determinati target su cui lavorare con l’ EMDR.

La corteccia prefrontale viene attivata con L’ EMDR e questo determina un controllo maggiore sull’amigdala. Agendo sulle sensazioni del corpo, sulle convinzioni ed emozioni negative, si rintraccia la componente sensoriale dei ricordi ansiogeni che attivano l’amigdala. Ciò porterà l’estinzione della minaccia, poiché non si verificherà più l’attivazione automatica del circuito che si occupa di rispondere alla minaccia, da parte dello stimolo.

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